Dic. 2012.
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Le mignon di liquore nacquero per la distribuzione e l’assaggio, fedeli piccole copie della bottiglia originale.
La cosa non durò molto a lungo, perchè la produzione industriale necessitava di tempi più brevi ed operazioni veloci e poche sono state le ditte che, fino ad oggi, hanno mantenuto con il vetro della mignon l’ “immagine” del prodotto: una di queste è appunto la BUTON, che, buon per noi collezionisti, continua a produrle.
Se, per legge o per invecchiamento del prodotto o necessità di produzione od altri motivi, cambia il vetro, oppure è necessario cambiare le scritte sulla E , fedelmente la Buton modifica la mignon corrispondente: ecco perché se ne trovano tante ancora oggi ( e perché io ne ho ben 96 differenti in collezione: dal 1930/1940 ad oggi). Grazie alla BUTON, noi collezionisti abbiamo di che sbizzarrirci ancora per tanto tempo.
E le varianti possono essere minime, a volte poco visibili, ma indicative, eccole secondo le mie “osservazioni”: —> la scritta BUTON, impressa sul tappo, a cerchio od a semicerchio, —> il logo della ditta stampato sulle altre due facce del vetro della B., con meno particolari nel disegno e diverse dimensioni. —> la data alla base del vetro —> l’ altezza del vetro e la lunghezza del collo della B., —> i colori dell’E ed il color oro delle lettere e della cornice più (o meno) marcati—> l’ immagine al cento più grande —> le scritte nell’ E. inferiore, su 2 /3/ 4 righe, di uguale lunghezza o più (o meno) lunghe. di diverso colore, —> i contorni dell’E —> la capacità, che a volte non compare, —> la gradazione alcolica, a seconda dei luoghi di distribuzione, —> la tappatura, —> la forma della B.a 2 o 3 facce.
Qualche volta si “esagera”, ma anche il colore del brandy contenuto nella B è una variante importante, perché significa che le annate di produzione o invecchiamento sono diverse: il vetro della mignon è sempre quello, ma il contenuto no —> come nelle immagini n. 20 e 22 della galleria “VE. RO. BUTON da cc.40 / cc.30”.