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Storia

Anno 2012.

Era il 1968: avevo vinto un concorso pubblico ed avevo cominciato a lavorare da poco.

Abitavo da solo in un monocale e mi ero stabilito a Verona, mia città natale comunque, e, come tutti i giovani , ero spesso al bar in compagnia di amici e colleghi di lavoro.

Il “bianchetto” si beveva spesso, a tutte le ore, ma io non avevo ancora l’abitudine di farlo, preferendo la spuma (!) come bevanda, anche a pasto.

Mi è sempre piaciuto il caffè, però, e lo bevevo spesso durante le pause di lavoro, anche lontano da “casa”, così succedeva spesso, che i colleghi più anziani ne offrivano uno a me, il giovane collega fresco di impiego.

Un giorno un collega mi chiese se volevo un caffè corretto: io non sapevo cosa fosse, ma, anche per rispetto nei suoi confronti, accettai, continuando a chiacchierare, rivolto verso gli altri avventori e quando mi porsero la tazzina fumante, subito ne bevvi un sorso.

Immediatamente mi mancò il fiato! Credevo di soffocare!

Forse diventai paonazzo, ma feci di tutto per “mantenere la calma” ed ancor oggi non ricordo se qualcuno si era accorto di quello che mi stava succedendo: ero, probabilmente, riuscito a non fare la brutta figura del veronese che non sa cos’è un caffè “corretto”, ma con grappa!

Capii che ero astemio e che quello scherzetto non doveva accadermi più, ma la vita è piena di sorprese…

Mangiavo sempre in mensa: la cameriera mi aveva senz’altro preso in simpatia, perchè un giorno entrò una giovane ragazza, decisamente molto bella, e lei ( venni poi a sapere che già la conosceva ) la invitò a sedersi al mio tavolo, per non farla restare da sola.

” E’ un bravo ragazzo!” le disse, per rassicurarla.

La ragazza accettò e così pranzammo insieme: io bevevo spuma all’arancio e lei un bicchiere di vino rosso!

Io avevo l’auto: mi offrii di accompagnarla a casa…..ora è mia moglie da 38 anni!

Una soleggiata, calda domenica di luglio, avevamo deciso di andare al fresco a San Zeno di Montagna: passeggiata e visita al santuario della Madonna della Corona e poi al bar, per bere qualcosa di fresco.

“Guarda che carina! La prendiamo, come ricordo di oggi?” mi chiese lei entusiasta, indicando una mensola del bar: come potevo rifiutare?

Era la mignon della vodka Keglevich, della Stock di Trieste, la quale diventò la prima mignon della mia collezione.

Perchè, se prima non le avevo mai notate, da quel momento cominciai a vedere mignon dappertutto: erano gli anni’70, periodo veramente caldo per questo tipo di collezionismo.

In seguito, conobbi il Club delle Mignonnettes e la passione si consolidò, perchè non ero da solo, anzi!

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